Allarme grandine: chicchi giganti sempre più frequenti nel nord Italia

01 Luglio 2025   12:14  

Uno studio dell’ESSL rivela che la grandine di grandi dimensioni è triplicata al Nord dal 1950, spinta dai cambiamenti climatici e dall’allungamento della stagione temporalesca.

Negli ultimi 70 anni, l’Italia settentrionale si conferma come la regione europea più vulnerabile alla grandine di grandi dimensioni, secondo una ricerca del European Severe Storms Laboratory (ESSL), che ha esaminato tutti gli eventi di grandine in Europa dal 1950 al 2021.

Il fenomeno record del 19 cm caduto il 24 luglio 2023 ad Azzano Decimo (PN) — primato europeo vicino al limite mondiale di 20 cm — non è un episodio isolato, ma la punta di un trend crescente.

L’analisi evidenzia come la probabilità di eventi grandinigeni con chicchi ≥ 5 cm sia aumentata del 200%, mentre quelli ≥ 2 cm del 100% rispetto agli anni Cinquanta. La ragione principale è un aumento dell’umidità a bassa quota, che alimenta la formazione di celle temporalesche intense, unite a una stagione nume­ricamente più lunga (inizio anticipato in primavera) .

La conformazione geografica del Nord, incorniciata tra le Alpi e la Pianura Padana, crea un microclima particolarmente esposto a fenomeni estremi. A ciò si sommano gli impatti del riscaldamento globale, con temperature medie cresciute di quasi +2 °C nelle regioni settentrionali rispetto al periodo preindustriale, rendendo le ondate di calore più frequenti e prolungate . Questi contrasti termici forniscono energia abbondante ai temporali, alimentando grandinate intense e veri e propri nubifragi.

Lo studio ESSL utilizza dati consolidati del database ESWD, che comprende oltre 62 000 segnalazioni di grandine ≥ 2 cm tra il 40 d.C. e il 2020, con un numero crescente di osservazioni documentate, specialmente dopo il 2000. Il focus sui periodi 1950–2021 ha permesso di rilevare il significativo aumento del fenomeno al Nord Italia, dove oggi la probabilità di eventi con chicchi ≥ 5 cm è triplicata rispetto alla metà del XX secolo.

Gli esperti dell’ESSL segnalano che lo stagionamento della grandine si è esteso, con precipitazioni intense che iniziano già in primavera, aumentando l’impatto sul territorio. Inoltre, l’istituto utilizza modelli avanzati come AR‑CHaMo per prevedere in tempo reale grandine e fulmini, integrando il database con previsioni europee.

Il Nord Italia, già frequentemente colpito da eventi temporaleschi, vede un’ulteriore intensificazione della grandine grosso calibro, spinta da cambiamenti climatici, umidità crescente e stagione più lunga. Occorre potenziare il monitoraggio e la prevenzione, aggiornando le infrastrutture (agricole, energetiche, urbane) e rafforzando sistemi di allerta e protezione civile, per fronteggiare una minaccia meteorologica sempre più concreta.


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