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Ormai è chiaro, tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio la lite sul fonte della Tav va avanti a ritmo serrato. Farne una 'mini', è una "supercazzola" dice il leader pentastellato. "Non conviene insistere su temi su cui non siamo d'accordo, altrimenti mi devo convincere che si sta spingendo su un tema su cui non c'è accordo perché si vogliono creare tensioni nel governo. Non lo consiglio" spiega ancora il capo politico del M5S. Tranquilli, assicura Salvini, "con il buonsenso un accordo si trova".
Dal canto suo, Salvini, che sulla Tav non intende cedere di un millimetro, assicura che nella maggioranza non c'è alcuno scontro. La tenuta del governo, insomma, non è a rischio. Concetto ribadito anche in un comizio elettorale a Campli (Teramo) quando dal pubblico gli viene gridato "non litigare con Di Maio!", Salvini replica: "Io non litigo con nessuno", aggiungendo però che "se qualcuno ha scavato 25 chilometri di galleria è più utile finirla o lasciarla così? Per capirlo non serve una laurea al Politecnico". "La mia parola - ha continuato dal palco di Sant'Egidio alla Vibrata - vale più di qualsiasi sondaggio. Non faccio cadere un governo per i sondaggi".
Su una cosa, tuttavia, Salvini e Di Maio, si trovano perfettamente d'accordo: tra Lega e M5s non ci sarà alcuno scambio su Tav e autorizzazione a procedere al Senato contro Salvini per il caso Diciotti. "Non siamo al mercato - ha detto Salvini -. Questo è da vecchi governi, con vecchie regole, 'mi dai questo e in cambio ti do quest'altro'. Non ho bisogno di aiutini, faccio il ministro, blocco gli sbarchi, sveglio l'Europa, continuerò a farlo. Sulla Tav, aspettiamo i numeri". Dello stesso avviso anche Luigi Di Maio: "Per carità, noi non ragioniamo così. Chi ha messo in mezzo questa cosa evidentemente ragiona con la logica dello scambio".