Scoppia la polemica: Aumenti pedaggi autostradali in arrivo l’1° agosto, Governo sotto accusa

05 Luglio 2025   10:22  

Le associazioni di consumatori denunciano un rincaro “vergognoso” sui pedaggi, inserito in un emendamento al decreto Infrastrutture, poi ritirato dopo forti pressioni.

Una novità clamorosa ha scosso il dibattito pubblico: l’emendamento inserito nel decreto Infrastrutture, firmato dai relatori di maggioranza, prevedeva un aumento di 1 millesimo di euro al chilometro per tutte le categorie di veicoli – dai mezzi leggeri alle classi pesanti – con entrata in vigore prevista per l’1 agosto 2025.

L’intento dichiarato era di garantire all’Anas un introito aggiuntivo di circa 90 milioni di euro all’anno, necessari per sostenere costi crescenti legati alla ridefinizione della rete, all’illuminazione pubblica e ad altre spese non coperte dal Contratto di Programma. Secondo fonti della Ragioneria dello Stato, circa 37 milioni sarebbero attesi già nel primo anno.

L’iniziativa, però, ha scatenato un coro di critiche. Unione Nazionale Consumatori, guidata da Massimiliano Dona, l’ha definita “vergognosa”, aggiungendo: «È incredibile la volontà di questo Governo di fare cassa lanciando il sasso e nascondendo la mano». Assoutenti, con Gabriele Melluso, ha replicato che “l’aumento è inaccettabile se non accompagnato da miglioramenti concreti nel servizio”, lamentando reti interrotte da cantieri permanenti e disservizi cronici proprio in pieno esodo estivo.

La misura, inoltre, prevedeva un meccanismo di adeguamento biennale dell’incremento, in linea con l’inflazione, tramite apposito decreto ministeriale . Tuttavia, la decisione di applicarla in prossimità delle vacanze estive ha generato un nuovo fronte di tensione interna alla coalizione di governo.

Il 4 luglio, da fonti ritenute vicine al ministro Matteo Salvini, è arrivato un richiamo al ritiro dell’emendamento. In serata, la Lega ha formalmente ritirato la firma e i relatori del decreto – tra cui esponenti di Fratelli d’Italia – hanno confermato la cancellazione della norma.

La retromarcia mette ora in evidenza un vuoto di 90 milioni da colmare, sollevando dubbi sulla stabilità dei conti per l’Anas e relegando la vicenda a un nuovo capitolo della tensione tra esigenze finanziarie e pressione politica.

Il caso ha catalizzato l’attenzione di opposizioni e associazioni dei consumatori, che continuano a denunciare una strategia di aumento della tassazione “a tappeto”, in contrasto con il principio di capacità contributiva sancito dall’art. 53 della Costituzione, e priva di concreta attenzione ai miglioramenti infrastrutturali.


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