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na vicenda che scuote la Valle Peligna: presunti abusi, ricatti e video-violenza contro una 12enne, con tre giovani ora in carcere senza domiciliari.
La giustizia abruzzese ha confermato la custodia cautelare in carcere per i tre indagati — un 18enne e due minorenni di 14 e 17 anni — coinvolti in un grave caso di violenza sessuale di gruppo aggravata ai danni di una ragazzina di 12 anni. Le richieste di arresti domiciliari presentate dai loro difensori sono state respinte dai giudici, confermando l’internamento: i due minorenni sono stati collocati all’Istituto penale per i minorenni di Roma – Casal del Marmo, mentre l’adulto resta nella casa circondariale di Sulmona.
L’inchiesta ha preso il via alla fine di agosto quando la vittima — presa dal coraggio — ha contattato il numero 114 «Emergenza Infanzia» per denunciare di essere stata costretta con minacce di morte e di divulgazione di un video compromettente a subire abusi sessuali con più persone. In seguito alle indagini svolte dai carabinieri della Compagnia di Sulmona, coordinate dalle procure della Repubblica ordinaria e minorile de L’Aquila, sono state raccolte prove tali da giustificare l’emissione delle ordinanze cautelari nei confronti dei tre.
Durante le indagini è emerso che gli abusi sarebbero continuati per mesi e che i filmati prodotti in flagranza sarebbero stati diffusi all’interno di gruppi social e chat WhatsApp, aprendo la pista di una possibile estensione dell’indagine anche contro chi ha condiviso o visualizzato i contenuti.
Il legale del 17enne ha dichiarato che il suo assistito appare «molto provato dall’esperienza carceraria», pur non avendo precedenti penali e risultando fino a poco tempo prima «perfettamente integrato» nel contesto scolastico.
È scattato dunque un doppio binario investigativo: da un lato la verifica delle responsabilità penali degli indagati — che hanno negato le imputazioni nel corso degli interrogatori di garanzia — e dall’altro la ricognizione dei flussi digitali che hanno permesso la diffusione del materiale pedopornografico.
Il Luciano D’Angelo, procuratore della Repubblica di Sulmona, ha commentato l’indagine affermando: «È una vicenda in cui tutti perdono. Non abbiamo di fronte un pericoloso assassino, ma giovani che devono rendersi conto della gravità del loro gesto».
Il sindaco di Sulmona ha richiamato l’urgenza di «un intervento culturale e formativo sul tema del rispetto e del diritto al ‘no’», coinvolgendo scuole, famiglie e comunità.
Le indagini sono tuttora in corso per accertare se vi siano ulteriori vittime, se altri soggetti abbiano partecipato alla diffusione dei video e se gli abusi si siano verificati anche in un arco temporale più esteso di quanto finora ricostruito.