Ore decisive per l'Ilva di Taranto, il tribunale del riesame decide sullo stop dell'altoforno 2

07 Gennaio 2020   09:38  

Settimana delicatissima quella che inizia per i lavoratori della ex Ilva di Taranto. È iniziata all'alba di questa mattina una protesta dei lavoratori Usb Ilva in amministrazione straordinaria che hanno occupato i cancelli della raffineria di Taranto situati nella bretella stradale tra l'Ilva e la raffineria, presso il varco mezzi pesanti. La protesta e' scaturita a seguito del mancato finanziamento dell'integrazione salariale per i cassintegrati. Inoltre, i lavoratori del sindacato Usb "chiedono l'immediata convocazione sul DL Taranto per discutere circa le proposte che il sindacato Usb ha presentato".

Oggi la decisione sul sequestro dell'altoforno 2 Ma la partita principale oggi si gioca nelle aule di giustizie. Oggi il Tribunale del Riesame di Taranto deve pronunciarsi sul ricorso dell'Ilva in As contro la decisione del giudice Francesco Maccagnano di negare la proroga d'uso dell'Altoforno 2 dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal. Scade infatti il termine ordinatorio per il deposito del provvedimento. I giudici hanno deciso di prendersi tutto il tempo a disposizione per valutare la documentazione e la memoria integrativa presentata dai legali.

L'impianto fu sequestrato nel giugno del 2015 dopo l'incidente costato la vita ad Alessandro Morricella, 35enne operaio di Martina Franca investito da una fiammata mista a ghisa incandescente mentre misurava la temperatura di colata dell'altoforno. L'impianto è ritenuto fondamentale per il ciclo produttivo del Siderurgico, che - in caso di rigetto del ricorso - avrebbe ripercussioni sul piano occupazionale e potrebbe influire sulla trattativa in corso tra governo e ArcelorMittal. Il ricorso dinanzi al Tribunale del riesame (Licci presidente, Caroli relatore, Lotito a latere) è anche avverso ad un'altra disposizione del giudice Maccagnano, quella di ordinare al custode giudiziario di vigilare sul fatto che l'impianto non venisse più utilizzato a partire dal 14 dicembre scorso. Fino ad ora, per ragioni di sicurezza, l'impianto ha mantenuto un livello minimo produttivo di 4.800 tonnellate al giorno.

Dall'8 gennaio, invece, le modifiche impiantistiche che saranno implementate, secondo il cronoprogramma del custode giudiziario dell'area a caldo Barbara Valenzano, "non consentiranno la successiva ripresa del normale esercizio dell'Afo2". E il 18 gennaio, con il completamento della fase di abbassamento carica dell'altoforno, dovrebbe iniziare il "colaggio della salamandra", consistente nella foratura del crogiolo e nel colaggio degli ultimi fusi. L'utilizzo dell'Afo2 resta centrale sia nel piano industriale di ArcelorMittal che in quello alternativo del governo.

Secondo il giudice Maccagnano, l'Altoforno 2 è ancora pericoloso e la concessione di un ulteriore termine per ottemperare alle prescrizioni violerebbe un "giudicato cautelare". Di diverso avviso sono gli avvocati Angelo Loreto e Filippo Dinacci, che per conto dell'Ilva in As hanno sostenuto che, al contrario, occorre altro tempo per ottemperare alle prescrizioni (tra cui l'automazione del campo di colata) e che altri interventi di messa in sicurezza sono stati già realizzati tanto che nell'area dell'impianto in questi 4 anni e mezzo non si sono verificati più incidenti.

L'Ilva in As ha già sottoscritto peraltro un contratto con la ditta Paul Wurth per installare alcune attrezzature (due macchine a tappare e due a forare, e due campionatori di temperatura della ghisa). La fermata dell'Afo2, stando a quanto già comunicato dalla multinazionale, avrebbe innanzitutto come conseguenza il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 3.500 lavoratori (compresi i 1.273 per i quali il 30 dicembre scorso è stata prorogata per altre 13 settimane la Cassa integrazione ordinaria). Ma la decisione dei giudici avrà inevitabilmente riflessi anche sul negoziato tra governo e ArcelorMittal, che entro il 31 gennaio dovranno trovare un accordo vincolante per il rilancio del polo siderurgico tarantino.  


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