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Una sentenza di assoluzione 'annunciata' è quella che verrà pronunciata oggi dai giudici della Corte d’assise di Milano per Marco Cappato, imputato per aiuto al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani, noto come deejay Fabo, in una clinica svizzera a morire. Nell'udienza che inizierà a minuti, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano tornerà a chiedere, come già fatto il 14 febbraio 2018, l'assoluzione dell'imputato.
Se la corte assolveva l'imputato riconoscendo a Cappato di non aver rafforzato la volontà di Fabiano di porre fine alla una vita, allo stesso tempo rimandava alla Consulta gli atti per decidere le sorti giudiziarie dell'imputato e stabilire fino a dove si spinge il "principio di autoderminazione" e il diritto alla vita. Oggi ancora con più forza la difesa chiede l'assoluzione dall'articolo 580 del codice penale che disciplina l'istigazione o l'aiuto al suicidio. La Consulta, lo scorso settembre, ha escluso in determinati casi la punibilità dell’aiuto al suicidio e ha stabilito che saranno le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale a verificare l’esistenza delle condizioni che lo rendono legittimo.
Condizioni che ricorrono, per esempio, quando si tratta di una persona tenuta in vita con l’idratazione e l’alimentazione artificiale in quanto soffre di una malattia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma che resta tuttavia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Inoltre, ha stabilito che spetterà a un organo collegiale, cioè il Comitato etico territorialmente competente, garantire la tutela delle "situazioni di particolare vulnerabilità" e che non ricadrà sui medici l’obbligo di prestare l’aiuto al suicidio.