Green Pass, i nodi da sciogliere: scuola, mense e lavoro

09 Agosto 2021   08:33  

"Sia chiaro, il sindacato sta invitando tutti i lavoratori a vaccinarsi e non abbiamo nulla di principio contro il Green Pass, ma in nome di ciò non è accettabile introdurre una logica punitiva e sanzionatoria nei confronti di chi lavora". Ad affermarlo è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che in un'intervista a Repubblica critica le multe previste nel decreto per il personale scolastico che si presenti al lavoro privo di Green Pass e la norma che di fatto equipara le mense aziendali ai ristoranti. "Mi domando se chi ha deciso questa regola sia stato negli ultimi tempi dentro una mensa aziendale", si è chiesto Landini. "Beh, dovrebbe andarci" perché "dopo i protocolli sulla sicurezza che abbiamo sottoscritto attraverso il distanziamento, l'uso delle mascherine, la sanificazione, lo smart working e diversi turni di lavoro, i luoghi di lavoro sono sicuri. Nessuno può sostenere che gli uffici o le fabbriche costituiscano oggi potenziali focolai per la diffusione del virus. Non deve passare il messaggio sbagliato che i vaccini e il Green Pass, pur fondamentali, da soli siano sufficienti a sconfiggere il virus. Non è così, purtroppo".  "Noi proponiamo una grande campagna di informazione e sensibilizzazione perché le persone si vaccinino", ha concluso Landini, "da tempo chiediamo di rafforzare e mettere in sicurezza il trasporto pubblico locale, le ferrovie regionali, di superare il sovraffollamento delle classi anche attraverso nuove assunzioni di personale docente. Invece rischia di rimanere tutto fermo allo scorso anno". 

Presidi: servono ottomila nuovi segretari Per gestire l'introduzione del Green pass nelle scuole serve un "plotone" di 8 mila nuovi segretari. Il rischio, altrimenti - avvertono i presidi - è che mentre si scarica sugli istituti un'altra mole di compiti, non ci sia il personale a gestirli, e che i dirigenti scolastici vengano schiacciati da una nuova mole di responsabilità, mettendoli a rischio burn out, ovvero esaurimento. "Per i presidi che omettono il controllo ci sono sanzioni, e questo è normale. Noi siamo d'accordo con il Green pass ma chiediamo strumenti per i presidi: serve una unità di personale di segreteria in più in ogni scuola e serve una banca dati per consentire di conoscere chi non è in possesso del Green pass. Va fatto subito, altrimenti non è possibile garantire il controllo", dice il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. 

Il rebus dei controlli divide i giuristi Divide i giuristi l'attribuzione ai ristoratori - che ospitano clienti al chiuso - dei compiti di controllo del possesso del Green pass e dei documenti di identità della clientela.  Non ha dubbi Gianluigi Pellegrino, tra i più esperti legali di diritto amministrativo, che rientri nel pieno diritto dello Stato chiedere a ristoratori e titolari di esercizi aperti al pubblico di controllare i documenti sanitari e di identità dei clienti.  "È chiaro che non possono esercitare poteri coercitivi ma non per questo i ristoratori possono sottrarsi ad esercitare i controlli sul Green pass che oggi gli vengono richiesti: la loro attività libera e commerciale nel suo esercizio viene condizionata da questo fatto. Le loro autorizzazioni a vendere, ad esempio patatine, sono delle autorizzazioni amministrative che oggi hanno una condizione: possono vendere patatine solo a chi esibisce un documento che ha determinate caratteristiche". Così Pellegrino sottolinea che rientra nel "consentito" da parte dello Stato chiedere agli esercenti di attività aperte al pubblico di controllare i certificati sanitari dei clienti e anche i documenti di identità. "I documenti di identità sono già richiesti negli alberghi, su certi mezzi di trasporto, per gli acquisti con carte di credito: insomma non è mica una novità", aggiunge Pellegrino. "Certo poi non è che gli esercenti possono verificarne l'autenticità o che non si tratti di un documento artefatto, di tutto questo non possono certo rispondere. Ma nei limiti dell'attività privata, e sostanzialmente come condizione dell'autorizzazione amministrativa che hanno nei vari settori, questo controllo lo Stato glielo può chiedere", assicura Pellegrino che non ha dubbi sul fatto che nessun giudice riterrebbe eccessiva questa norma.  Per il costituzionalista Michele Ainis, invece, delegare i controlli a soggetti non "titolati" è un altro indizio della "militarizzazione della società civile" e la crescente limitazione di spazi di libertà mette in circolo "pulsioni anti-statali". "Questa vicenda dei titolari di locali pubblici costretti a verificare i green pass e i documenti dei clienti, fa il paio con quella dei presidi che rischiano di pagare multe se anche loro non controllano che non ci sia del personale scolastico non vaccinato. Questo significa - ragiona Ainis - trasferire a dei soggetti privati, o anche a dei soggetti pubblici come sono i presidi e che però hanno funzioni diverse, dei compiti di polizia. Sono compiti di controllo, sostanzialmente di polizia". "La conseguenza - sottolinea Ainis - è quella di una sorta di militarizzazione della società civile, capisco che può sembrare una espressione forte però di questo si tratta". 


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore