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L’azione legale avviata da Disney e NBCUniversal contro Midjourney non colpisce soltanto l’azienda californiana: in modo indiretto, mette in discussione anche le attività degli utenti finali. Milioni di persone in tutto il mondo generano ogni giorno contenuti visuali che ritraggono personaggi protetti da copyright, spesso condividendoli online o utilizzandoli per fini commerciali. Ma quali sono i rischi concreti per chi crea questi contenuti?
Secondo esperti di diritto digitale, la responsabilità legale si concentra principalmente sul fornitore del servizio, ovvero l’azienda che permette l’elaborazione e la diffusione delle immagini, come Midjourney, DALL·E o Stable Diffusion. Tuttavia, se un utente utilizza immagini AI per trarre profitto, ad esempio vendendo stampe, gadget o NFT, può rientrare in pieno nell’ambito delle violazioni di copyright, esponendosi a diffide o azioni civili da parte dei titolari dei diritti.
Inoltre, se un individuo pubblica immagini AI in cui un personaggio riconoscibile (come Topolino, Homer Simpson, o Iron Man) viene ritratto in contesti non autorizzati o lesivi, può incorrere in responsabilità legata al danno d’immagine e persino alla diffamazione, specialmente se il contenuto è virale o offensivo.
A oggi, non esistono casi noti di azioni legali individuali verso utenti privati che abbiano utilizzato immagini AI per uso personale o amatoriale. Tuttavia, la situazione è in evoluzione. La causa intentata dalle major di Hollywood potrebbe contribuire a stabilire un precedente giuridico che allarghi il campo delle responsabilità anche agli utenti finali, soprattutto nei casi di uso commerciale non autorizzato.
Molti osservatori consigliano cautela: evitare di promuovere, vendere o monetizzare contenuti generati che riproducono marchi registrati o personaggi tutelati. In alternativa, è raccomandabile utilizzare modelli di IA addestrati su dataset con licenza libera o su contenuti non coperti da diritti esclusivi.