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La recente polemica scoppiata a Bologna riguardo al prestito del fumetto Heartstopper a una studentessa undicenne nella biblioteca Oriano Tassinari Clò ha riacceso un dibattito più ampio sulla libertà di lettura e sulla presenza di contenuti inclusivi nelle biblioteche pubbliche. Alcune voci politiche hanno attaccato la scelta di rendere disponibile l’opera, sostenendo che potrebbe non essere adatta ai giovani lettori. Ma dietro queste critiche si cela un problema più profondo: il rischio di censura e di una visione moralista che limita l’accesso alla cultura e alla conoscenza.
Le biblioteche non sono soltanto depositi di libri, ma spazi di crescita e confronto, dove giovani e adulti possono accedere a una varietà di prospettive e narrazioni. Opere come Heartstopper, che raccontano con delicatezza e autenticità le esperienze di adolescenti LGBTQ+, sono essenziali per rappresentare la diversità del mondo reale. Negare ai ragazzi la possibilità di incontrare queste storie significa escludere intere realtà dalla narrazione culturale, rafforzando un modello unico e parziale di educazione.
La preoccupazione che certi temi possano essere “troppo maturi” per un pubblico giovane è spesso usata come giustificazione per limitare l’accesso a libri che affrontano questioni di identità, discriminazione o affettività. Ma la letteratura per ragazzi è da sempre uno strumento per comprendere sé stessi e gli altri, per aprire dialoghi e abbattere pregiudizi. Non è proteggendo i giovani dalla realtà che li si aiuta a crescere, ma fornendo loro gli strumenti per interpretarla.
Contrastare la presenza di libri come Heartstopper nelle biblioteche significa alimentare una forma di censura bigotta, che non protegge i lettori, ma li priva di opportunità di conoscenza. La vera funzione di una biblioteca è quella di offrire pluralità di contenuti, lasciando che siano i lettori – guidati da famiglie ed educatori – a scegliere in base alla propria sensibilità e maturità.
La libertà di leggere non è un privilegio, ma un diritto. Difenderlo significa garantire che nessuna voce venga silenziata e che ogni giovane possa trovare, tra gli scaffali di una biblioteca, le parole che parlano di lui, di lei, di tutti noi.