Venezuela, Guaidò chiama la mobilitazione Nazionale, Lopez si rifugia nell'ambasciata spagnola

03 Maggio 2019   09:52  

Un fine settimana di "mobilitazione nazionale" in Venezuela per mettere fine all'"usurpazione" di Nicolas Maduro. Su Twitter il presidente ad interim Juan Guaidò ha fatto appello alla popolazione perché scenda in piazza in modo pacifico - tre giorni dopo l'inizio dell'"Operazione libertà" - e si mobiliti perché continuare le proteste in piazza "è l'unico modo per mantenere l'attenzione, la pressione... e dimostrare a coloro che ancora sostengono il dittatore che non ci sarà stabilità mentre continua l'usurpazione".

"Oggi 3 maggio - scrive Guaidò - assemblee in tutto il Paese per diffondere queste linee e convocare le prossime mobilitazioni. Sabato 4: mobilitazione nazionale pacifica davanti alle principali unità militari perché aderiscano alla Costituzione. Domenica 5: preghiera per i martiri e la libertà". "Convoco tutti i settori del Paese perché chiedano la fine dell'usurpazione, il rispetto della Costituzione da parte delle Forze armate, la partecipazione all'Operazione libertà - chiede il presidente ad interim in un altro tweet - organizzando e realizzando un giorno di blocco o di protesta settoriale la prossima settimana".
 
IL 6 MAGGIO L'INCONTRO POMPEO-LAVROV IN FINLANDIA - Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, si incontreranno il prossimo 6 maggio in Finlandia, dove è in programma il Consiglio Artico. A precisare la data dell'incontro, anticipato ieri, è stato oggi il viceministro degli Esteri russo, Sergei Riabkov. "Sì, lo confermiamo", ha risposto a una domanda sull'incontro, secondo quanto riferito da Sputnik. Tra i temi che verranno affrontati, ha assicurato un rappresentante del Dipartimento di Stato americano, figura la situazione in Venezuela, oggetto di un colloquio telefonico tra i due mercoledì. Il ministro russo ha ammesso ieri che le posizioni di Mosca e Washington sulla crisi in Venezuela sono "incompatibili". Malgrado questo "siamo disposti a parlare", ha aggiunto.
 
Nel frattempo il leader oppositore venezuelano Leopoldo López ha affermato ieri sera che non ha paura "né della carcere", "né di Nicolás Maduro", ma che tuttavia continuerà a restare come 'ospite' nell'ambasciata della Spagna a Caracas.
 
In dichiarazioni dalla rappresentanza diplomatica, ha sottolineato di non voler tornare in carcere: "E' un inferno, ma non ne ho paura; non ho paura di Maduro, non ho paura della dittatura".
 
Dopo aver chiarito di non essere tornato a casa sua perché lo avrebbero portato "di nuovo nel carcere militare di Ramo Verde", López ha sostenuto che "l'insurrezione" guidata da lui e da Juan Guaidò, l'autoproclamato presidente ad interim, ha causato "una frattura del regime"."Si è aperta una crepa - ha detto - ed è un colpo alla Forza armata".
 
Ieri un tribunale di Caracas ha spiccato un ordine di cattura nei confronti di López per aver violato gli arresti domiciliari. La Spagna ha fatto sapere che non consegnerà l'oppositore alla giustizia venezuelana.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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