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Un’inchiesta dei carabinieri coinvolge 32 persone, tra cui detenuti e operatori sanitari, con arresti in Abruzzo per traffico di stupefacenti e corruzione.
L’indagine condotta dai Carabinieri con la collaborazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha portato a una serie di arresti e misure cautelari nel carcere romano di Rebibbia. Il sistema illecito, che vedeva il coinvolgimento di un psicologo del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.), aveva lo scopo di permettere ai detenuti di ottenere misure alternative tramite false certificazioni. 32 persone sono state colpite da misure cautelari, di cui 4 sono accusate di falsità ideologica, corruzione e turbamento del procedimento di scelta del contraente. Tra i 28 coinvolti, molti sono accusati di detenzione e traffico di stupefacenti.
Nell'ambito della maxi indagine, sono stati eseguiti arresti anche in Abruzzo, precisamente a L’Aquila e Avezzano, dove due uomini sono finiti in carcere per spaccio di droga. Il primo accusato di traffico nell’area dell’Aquilano e nella capitale, mentre l’altro è stato trovato in possesso di un ingente quantitativo di stupefacenti. Le indagini hanno anche portato alla scoperta di un legame tra un noto narcotrafficante detenuto a Rebibbia e alcuni avvocati che trasmettevano messaggi tra l’interno e l’esterno del carcere, permettendo la continuazione delle operazioni illecite.
Il monitoraggio delle attività del narcotrafficante ha rivelato che, nonostante la sua detenzione, fosse riuscito a mantenere il controllo di un’organizzazione dedita al traffico di droga nel quadrante sud-est di Roma. Il materiale probatorio raccolto dai carabinieri ha portato all’arresto di uno degli avvocati coinvolti, accusato di aver agevolato l’attività illecita del suo cliente. Gli arresti sono il risultato di un’intensa attività di coordinamento tra forze di polizia e autorità giudiziarie, che hanno messo a nudo una rete di corruzione e traffico di sostanze stupefacenti.
L’operazione, che ha visto il coinvolgimento di circa 300 carabinieri in diverse province, sta contribuendo a far emergere la portata di un sistema illecito che ha contaminato non solo il carcere di Rebibbia ma anche l'intero sistema giudiziario.