Respinta la mozione di sfiducia contro Santanchè: "Voto molto chiaro, continuo il mio lavoro"

Nell'Aula di Montecitorio, il dibattito sulla mozione di sfiducia contro Daniela Santanchè è stato caratterizzato da un clima di tensione e posizioni nette. La ministra del Turismo, non presente in Aula per impegni legati al suo ruolo, ha accolto il verdetto con tranquillità, ribadendo la sua dedizione al lavoro.

La mozione, presentata dal M5S e sottoscritta da tutte le opposizioni tranne Italia Viva, ha ottenuto 213 voti contrari, 121 a favore e 3 astenuti. Santanchè, pur non essendo presente, ha commentato il risultato con serenità, dichiarandosi "assolutamente tranquilla" nel proseguire il suo impegno. Ha enfatizzato la sovranità del Parlamento e la chiarezza del voto, sottolineando di essere pronta a continuare il proprio lavoro.

L'assenza di diversi esponenti del centrodestra, tra cui Marta Fascina, Antonio Angelucci e Giulio Tremonti, ha suscitato diverse reazioni. Allo stesso modo, i parlamentari di +Europa non hanno partecipato al voto nonostante la presenza di Benedetto Della Vedova nell'emiciclo.

Durante le dichiarazioni di voto, diverse posizioni si sono delineate. Il gruppo di Noi Moderati ha annunciato il voto contrario alla mozione, criticando l'iniziativa e difendendo la presunzione di innocenza. Anche Forza Italia ha ribadito la propria posizione garantista, sottolineando la necessità di affrontare le questioni giudiziarie nelle sedi appropriate.

Diversamente, il Movimento 5 Stelle ha insistito sulla necessità di un cambio di rotta, accusando Santanchè di diverse inadempienze e atteggiamenti non consoni al ruolo istituzionale. Il Partito Democratico ha espresso un giudizio severo, sottolineando la gravità delle accuse e la mancanza di coerenza da parte della ministra.

Nonostante le divergenze, la mozione di sfiducia è stata respinta, confermando la continuità dell'incarico di Santanchè. Tuttavia, il dibattito ha evidenziato le profonde divisioni all'interno dell'aula riguardo alla gestione delle responsabilità politiche e morali di un membro del governo.