Post crisi il gioco ha bisogno di un riordino. L’alternativa è la morte del settore

06 Aprile 2020   14:36  

Per il gioco pubblico, questo momento storico è quantomai complicato. Il settore da sempre è abituato ad essere al centro della polemica e un po’ sulla bocca di tutti. Anche dello Stato che, negli ultimi anni, ha contribuito più con percosse che con carezze. Il Decreto Dignità si muove in questo senso, per esempio, ma anche l’ultima Legge di Bilancio, con conseguente aumento del PREU. Per più ragioni il settore è arrivato allo stremo ed ora, come sottolinea un articolo pubblicato su Slotsgratisonline, si trova a fronteggiare una nuova emergenza, stavolta ben più grande perché, come tutti i fatti non umani, è imponderabile e risponde al nome di Coronavirus che, oltre alla crisi sanitaria e sociale, sta aprendo la terza crisi, quella economica. Ed il gioco vi è invischiato eccome. 

Lo Stato, da par suo, sta mettendo in campo più forze per fronteggiare la crisi, avendo individuato e attuato una serie di misure straordinarie per far fronte all’emergenza: in questa direzione va il Decreto Cura Italia, pubblicato nelle scorse settimane che, tra le altre cose, va a tutelare tutte le imprese operanti sul suolo italiano e, tra di esse, anche il settore del gioco, che si è visto tendere una mano francamente insperata. Anche perché il gioco è stato fin da subito tra i settori più colpiti: dapprima perdendo consistenti quote di raccolta tra Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cosiddette “zone rosse”, per poi perdere su tutto il territorio nazionale a causa del lock-down, giusto, delle sale adibite al gioco.  Mentre l’online tiene botta e aumenta il suo flusso, il gioco fisico è fermo. Da Palazzo Chigi, frattanto, si parla di ripartire. Quali soluzioni per il futuro del gioco, dunque?

Lecito attendersi una riapertura alla fine di tutto, per le sale da gioco, bingo, scommesse, laddove questi luoghi sono per antonomasia luoghi di assembramento. Ma la ripartenza è duplice, in quanto anche economica. E per riavviare il Paese occorrerà un piano ben preciso, accompagnato da polso fermo e prontezza: evitando, dunque, di incappare nella vecchia e obsoleta macchina della burocrazia, essendo stato dimostrato, proprio a fronte di un’emergenza, che se si vuole si può fare. Si attende, con speranza, fine aprile, mentre si contano i danni e sul futuro aleggia l’incertezza. Come agirà lo Stato, in che direzione si muoverà?

Per il settore, in verità, nel 2020 le alternative erano due: riforma o morte. Ora per cause di forza maggiore il bivio non ammetterà molte deroghe, per la verità nessuna. Le direzioni sono due e la decisione è nella mano dei governanti, dell’Esecutivo. Che dovrà, stavolta sì, mettere mano ad una complessa, ma necessaria, opera di riordino per l’intero comparto del gioco pubblico. Il nemico di tutti ma uno dei settori che ha fatto di trasparenza, responsabilità e correttezza i suoi capisaldi. Si dovrà agire come si agirà con la sanità: ci si è resi conto di uno sbaglio, commesso nell’ultimo decennio, a fronte di una pandemia che mette a dura prova le precarie condizioni della sanità pubblica in Italia. Un po’ la stessa sorte del gioco, che va salvato e valorizzato per quel che è: parte fondamentale di un tessuto economico arricchito, non imputridito, dal gioco stesso.


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