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Il governo introduce misure più dure contro le aggressioni al personale sanitario e prevede fondi per potenziare la sicurezza negli ospedali.
Le aggressioni contro i sanitari e il danneggiamento delle strutture sanitarie sono diventate un fenomeno allarmante negli ultimi mesi, spingendo il governo a intervenire con un decreto legge. Tra le misure principali, l'arresto obbligatorio in flagranza o differita (entro 48 ore) per chi compie atti di violenza contro medici e infermieri, con pene che arrivano fino a cinque anni di reclusione e multe che possono raggiungere i diecimila euro. La legge si estende anche a chi danneggia le strutture ospedaliere, colpendo duramente chi minaccia l’integrità del sistema sanitario.
Il governo ha annunciato che nella prossima legge di bilancio saranno stanziati fondi per implementare sistemi di videosorveglianza negli ospedali, una misura che dovrebbe fungere da deterrente per i futuri aggressori. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha sottolineato l'importanza di questi provvedimenti, definendo inaccettabili le violenze contro chi lavora in ambienti critici come gli ospedali: "È intollerabile che medici e infermieri, che già affrontano grandi sacrifici, vengano malmenati. Queste misure sono necessarie per proteggere chi si dedica alla cura degli altri".
Uno dei casi più recenti che ha sollevato polemiche è stato l'episodio avvenuto al pronto soccorso di Prato, dove un quindicenne ha seminato il panico prendendo in ostaggio pazienti e personale medico. Altri episodi gravi si sono registrati a Foggia e Manduria, dove operatori del 118 sono stati aggrediti durante interventi d'emergenza. Solo in Puglia, il numero delle aggressioni segnalate è triplicato rispetto all'anno precedente, con un incidente ogni tre giorni, secondo i sindacati di categoria. Per contrastare questi episodi, a Vibo Valentia è stata adottata una misura estrema: il prefetto ha deciso di impiegare l'esercito per garantire la sicurezza all'interno dell'ospedale locale.
Nonostante l'aumento del numero di posti di polizia nelle strutture sanitarie (passati da 120 a 196) e dei poliziotti impiegati (da 299 a 432), la situazione sembra richiedere ulteriori azioni. Le associazioni di categoria hanno accolto con favore le nuove misure. La federazione Cimo-Fesmed ha definito il decreto "una risposta concreta e immediata a un'emergenza nazionale", lodando il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Anche la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha accolto positivamente la stretta del governo, chiedendo però che vengano fornite linee guida chiare alle Regioni e alle aziende sanitarie per l'installazione dei sistemi di videosorveglianza, possibilmente utilizzando i fondi del Pnrr per accelerare il processo.
Parallelamente, il Consiglio dei ministri ha discusso un altro tema cruciale: la riforma sui flussi migratori. Tuttavia, l'approvazione definitiva del decreto legge è stata rinviata a un prossimo incontro per permettere ulteriori approfondimenti. Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha chiarito che non ci sono divergenze politiche tra i ministri, ma è necessario un coordinamento più accurato per un decreto che coinvolga più settori.
Il provvedimento sui flussi migratori sarà suddiviso in quattro parti fondamentali. La prima prevede una maggiore regolamentazione degli ingressi legali di migranti collegati alle esigenze lavorative, mentre la seconda mira a contrastare il caporalato e lo sfruttamento del lavoro nero, con l'obiettivo di far emergere lavoratori irregolari. La terza parte riguarda il rafforzamento dei meccanismi di identificazione dei migranti che arrivano in maniera illegale, una misura proposta in particolare dal Ministero dell'Interno. L'ultima sezione si concentra su un miglioramento delle procedure legali legate ai ricorsi contro i dinieghi delle richieste di protezione.
Con questi due decreti, il governo punta a dare risposte immediate e concrete su due fronti caldi: la sicurezza nelle strutture sanitarie e una gestione più ordinata e giusta dei flussi migratori, entrambi temi che hanno assunto una rilevanza crescente nell'agenda politica nazionale.