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Secondo l'OMS, un'altra pandemia, definita "malattia X", è inevitabile. Parlando con Il Resto del Carlino, la rinomata virologa Ilaria Capua, che ha diretto il One Health Center in Florida per sette anni e attualmente insegna alla John Hopkins University di Bologna, avverte che le pandemie sono cicliche e che la minaccia della malattia X indica un'imminente epidemia. "Mi dispiace dirlo, ma non dobbiamo illuderci che l'epidemia da Covid ci metta al riparo per i prossimi duecento anni. Purtroppo non funziona così", dichiara Capua. "La malattia X è un termine che indica che qualcosa, prima o poi, arriverà. Non sappiamo cosa sarà, ma arriverà. E potrebbe essere ancora più aggressivo del Covid".
Capua sottolinea l'importanza di una risposta razionale e ben studiata, adattata alle caratteristiche specifiche del territorio. "Serve una risposta alle emergenze ragionata, consapevole e studiata anche in base al territorio", afferma. "Dalla pandemia attuale, abbiamo imparato l'importanza delle misure preventive come il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale e l'uso delle mascherine, ma osservo una sorta di 'amnesia collettiva' che potrebbe compromettere la preparazione futura".
La virologa mette in guardia sul rischio di trasmissione di patogeni tra uomini e animali, specialmente in luoghi con scarsa igiene come i mercati di animali vivi. "Il salto di specie avviene quando c'è contatto ravvicinato tra uomo e animale. I mercati di animali vivi sono dei veri e propri gironi infernali", avverte.
Parlando del concetto di "salute circolare", Capua evidenzia l'interconnessione tra esseri umani, animali, piante e ambiente circostante. "Dopo il colpo del Covid, è necessario riflettere su un approccio più consapevole e olistico alla salute", afferma. Infine, Capua richiama l'attenzione sul rispetto del sistema sanitario e politico, evitando di erodere ulteriormente risorse già in difficoltà e riconoscendo il sacrificio dei professionisti sanitari durante la pandemia attuale. "Non bisogna erodere un sistema già in sofferenza. Non dobbiamo dimenticare il grande sacrificio dei professionisti sanitari durante questa pandemia", conclude.