Libia nel caos, il Governo Italiano esclude intervento militare

04 Settembre 2018   12:04  

Si fa sempre più alta la tensione in Libia. Gli scontri tra milizie rivali a Tripoli hanno costretto il governo di Fayez al-Serraj, sostenuto dalle Nazioni Unite, a proclamare lo stato di emergenza. Le violenze scoppiate la scorsa settimana hanno provocato almeno 47 morti, tra cui numerosi civili, e 130 feriti. Lo ha comunicato il ministero della Sanità libico, secondo quanto riferito dai media locali. Gli scontri sono iniziati quando la Settima Brigata, di stanza a Tarhouna (città a 60 km da Tripoli), ha attaccato alcune aree della zona sud della capitale in mano a milizie che sostengono il governo di concordia nazionale.

Al-Serraj avrebbe richiesto l'intervento di forze alleate di stanza a Misurata, Zintan e Zlitan per mettere fine ai combattimenti. Secondo quanto scrive il sito d'informazione 'Libya Observer', un convoglio militare di forze - soprattutto di Misurata - che facevano parte dell'operazione Bunyan al-Marsous, che ha guidato la guerra contro lo Stato islamico a Sirte, è arrivata nella capitale. Il sito spiega che alla guida delle forze, attualmente di stanza a Tajoura e che aspettano il segnale per dispiegarsi nelle zone "vitali" di Tripoli, c'è il generale Mohammed Zain. Fonti citate da 'Libya Observer' hanno aggiunto che un'altra forza da Zlitan è pronta a unirsi agli uomini di Bunyan al-Marsous. Intanto il ministero dell'Interno del governo di concordia nazionale ha incaricato l'Agenzia per la Sicurezza generale e i Checkpoint guidata da Imad Trabelsi, da Zintan, di prendere posizione nei quartieri occidentali di Tripoli per proteggere le istituzioni.

Una fonte della sicurezza all'emittente 'Libya al-Ahrar' riferisce oggi di "scontri violenti tra la Settima brigata di Tarhuna e la sicurezza centrale" ad Abu Salim, quartiere alla periferia meridionale di Tripoli, in Libia. La sala operativa del ministero dell'Interno è stata trasferita nella zona di Janzur, considerata più sicura. Lo stessa tv cita testimoni oculari che hanno affermato di aver udito rumori di razzi nella zona Collina Verde che hanno fatto tremare gli edifici.

Approfittando della confusione dovuta agli scontri, circa 400 detenuti sono fuggiti da un carcere nei pressi della capitale libica. "I detenuti sono riusciti a forzare l'apertura delle porte" e a fuggire dalla prigione di Ain zara, ha riferito la polizia, secondo quanto riporta la Bbc. Molti dei detenuti del carcere di Ain Zara sarebbero sostenitori dell'ex leader libico Muammar Gheddafi, condannati per le violenze durante la rivolta del 2011.

Le autorità libiche avrebbero bloccato l'accesso a Facebook mentre a Tripoli continuano a fronteggiarsi milizie rivali. Secondo quanto riporta l'account Twitter di 'Libya Observer', Libya Telecom & Technology, provider pubblico di servizi Internet, ha "bloccato Facebook mentre pesanti combattimenti infuriano a Tripoli".

In seguito al deterioramento della situazione della sicurezza nella capitale libica, il personale che non è strettamente necessario a garantire l'operatività dell'ambasciata italiana a Tripoli sta facendo rientro in Italia in queste ore. Già stanotte, fonti della Farnesina riferivano che l'ambasciata "resta operativa con presenza più flessibile, che si sta valutando sulla base delle esigenze della situazione di sicurezza a Tripoli". Una formula per indicare il ridimensionamento del personale di servizio alla sede diplomatica.

A causa del perdurare degli scontri a Tripoli e della chiusura dell'aeroporto, il vice premier libico Ahmed Maitig, a quanto apprende l'Adnkronos, ha annullato la visita in Italia. Era atteso a Roma mercoledì per una serie di incontri. Maitig avrebbe dovuto essere ricevuto dal vice premier e ministro degli Interni Matteo Salvini e dal ministro degli Esteri Enzo Moavero.

"Escludo interventi militari che non risolvono nulla - ha detto Salvini lasciando palazzo Chigi - E questo dovrebbero capirlo anche altri. L'Italia deve essere la protagonista della pacificazione in Libia. Le incursioni di altri che hanno altri interessi non devono prevalere sul bene comune che è la pace''. In precedenza una nota di palazzo Chigi aveva già smentito "categoricamente", "in relazione ad alcune notizie apparse sulla stampa odierna", "la preparazione di un intervento da parte dei corpi speciali italiani in Libia. L'Italia continua a seguire con attenzione l'evolversi della situazione sul terreno e ha già espresso pubblicamente preoccupazione nonché l'invito a cessare immediatamente le ostilità assieme a Stati Uniti, Francia e Regno Unito".

"Sono molto preoccupato per la Libia - ha affermato il vicepremier - Evidentemente c'è dietro qualcuno. Nulla succede per caso. Il mio timore è che qualcuno, per motivi economici nazionali, metta a rischio la stabilità dell'intero Nord Africa e conseguentemente dell'Europa''. Parla della Francia? ''Penso - ha replicato Salvini - a qualcuno che è andato a fare una guerra e non doveva farlo e a qualcuno che fissa delle date delle elezioni senza interpellare gli alleati, l'Onu, i libici. Le forzature, le esportazioni di democrazie e la fissazione di date elettorali a prescindere da quel che pensano i cittadini, non hanno mai portato nulla di buono".

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Camera, Roberto Fico, alla Festa dell'Unità di Ravenna. "La Francia - ha detto - ci ha lasciato questa situazione dopo essere andata unilateralmente in Libia e oggi siamo sull'orlo di una nuova guerra civile".

"Qualcuno parla di intervento militare in risposta agli scontri che si stanno verificando in Libia. Non prendo minimamente in considerazione l’argomento: è compito dei libici proteggere se stessi e trovare un accordo" ha ribadito la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, in un post su Facebook. Trenta ha sottolineato che "occorre lavorare tutti nella stessa direzione, vale a dire per la cessazione delle ostilità e dunque per avviare quanto prima un processo di pace di cui i libici per primi siano protagonisti. Certo, è innegabile che oggi il Paese si trova in questa situazione perché qualcuno nel 2011 antepose i suoi interessi a quelli dei libici e dell’Europa stessa. Il presidente Fico ha ragione: la Francia, in questo senso, ha le sue responsabilità!". "Ora bisogna remare tutti insieme per il bene e la pace del popolo libico" ha aggiunto Trenta.



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