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Sotto inchiesta flussi finanziari internazionali, associazioni benefiche e presunti vertici operativi: l’indagine della Dda ricostruisce anni di trasferimenti di denaro e contatti con Gaza.
Un’operazione congiunta di Polizia di Stato e Guardia di Finanza ha portato all’esecuzione di nove arresti e a misure cautelari nei confronti di tre associazioni, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova. Al centro dell’inchiesta, un presunto sistema di finanziamento illecito in favore di Hamas, che secondo gli inquirenti avrebbe movimentato oltre sette milioni di euro attraverso circuiti formalmente riconducibili ad attività umanitarie.
Le indagini, sviluppate anche grazie a scambi informativi internazionali con autorità di altri Paesi dell’Unione europea, hanno preso avvio dall’analisi di operazioni finanziarie sospette. Secondo la ricostruzione investigativa, i fondi sarebbero stati trasferiti tramite bonifici bancari, triangolazioni e il coinvolgimento di associazioni con sede all’estero, per poi confluire verso realtà operanti nella Striscia di Gaza, ritenute collegate o controllate dall’organizzazione considerata terroristica.
Tra i destinatari delle misure cautelari figura Mohammad Hannoun, indicato dagli investigatori come vertice della cellula italiana e membro del comparto estero di Hamas. Con lui sono stati arrestati altri soggetti ritenuti coinvolti nella gestione e nella raccolta dei fondi, tra cui Osama Alisawi, già ministro nel governo di fatto a Gaza, e diversi collaboratori attivi sul territorio italiano, in particolare tra Genova, Milano e Firenze.
Secondo quanto emerso, le risorse venivano ufficialmente raccolte per finalità solidali, ma per gli inquirenti oltre il 70% dei fondi sarebbe stato destinato direttamente o indirettamente al sostegno delle strutture operative di Hamas. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati documenti, materiale informatico e supporti ritenuti utili alle indagini.
L’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip di Genova, evidenzia anche un concreto pericolo di fuga, legato al progetto di trasferimento all’estero di uno degli indagati, e il rischio di inquinamento probatorio, alla luce di presunte attività di cancellazione dei contenuti dai dispositivi elettronici.
Sull’operazione sono intervenuti diversi esponenti istituzionali. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di massima attenzione verso attività che, sotto la copertura della beneficenza, avrebbero sostenuto organizzazioni con finalità terroristiche. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, ringraziando anche l’AISE per il supporto informativo.
I procuratori hanno precisato che le indagini non attenuano in alcun modo la gravità dei crimini commessi contro la popolazione civile, ribadendo la netta distinzione tra responsabilità penali e il contesto umanitario internazionale. Posizioni di sostegno all’operazione sono state espresse anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre il vicepremier Matteo Salvini ha commentato l’azione auspicando ulteriori sviluppi investigativi.
L’inchiesta resta aperta e prosegue l’attività di accertamento sui flussi finanziari, sui rapporti internazionali e sul ruolo delle associazioni coinvolte, nel rispetto del principio di presunzione di innocenza.