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I figli di Paolo Borsellino esprimono commozione e gratitudine per il tema d’esame su quella frase simbolo, segno concreto di legalità, speranza e impegno educativo.
Oggi, 18 giugno 2025, in occasione della prima prova di Italiano della maturità, oltre mezzo milione di studenti hanno trovato tra le tracce la celebre frase “se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo” del magistrato Paolo Borsellino, ucciso a Palermo il 19 luglio 1992.
I figli – Lucia, Manfredi e Fiammetta – tramite l’unico fratello vivente, Salvatore, hanno manifestato una profonda commozione, sottolineando come quella scelta rappresenti "un riconoscimento" a livelli nazionali. Hanno aggiunto che il sacrificio di Borsellino è ormai “un seme che sta dando i suoi frutti” e che le scuole, “di ogni ordine e grado”, potranno portare avanti con rinnovato entusiasmo l’educazione alla legalità”.
La frase, parte di un intervento pubblicato su Epoca nel 1992, rifletteva l’incrollabile fiducia che Borsellino riponeva nei giovani, convinto che le nuove generazioni avrebbero avuto la forza di far svanire la mafia.
Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, ha commentato: è essenziale che questi temi siano affrontati nelle scuole, anche se “non si parla di mafia se non per iniziativa di alcuni professori”, e ha ricordato una lettera scritta dal fratello nella mattina del 19 luglio 1992, ritrovata sul suo tavolo, che è tuttora letta in molte scuole.
Il richiamo alla figura di Borsellino nella prima prova esprime un segnale forte: la legalità, la coscienza civile e l’attivismo dei giovani assumono oggi un valore educativo amplificato, consolidando quel ruolo di memoria collettiva che le istituzioni scolastiche intendono alimentare.
In un momento storico in cui si registra una crescente attenzione alla formazione etica nelle scuole, questo tributo accademico conferma l’impegno condiviso per “un cambiamento in meglio della nostra società civile”.
Il messaggio è chiaro: il sacrificio di chi ha lottato contro la mafia diventa patrimonio culturale, trasmesso attraverso la riflessione, la scrittura e il dialogo in classe. Così, la frase di Borsellino torna viva e attuale, affiancata a un atto d’esame che trasforma la maturità in un momento di consapevolezza sociale.