Festa a Mazara per Rientro pescatori tenuti in ostaggio in Libia

21 Dicembre 2020   09:44  

Hanno fatto ingresso al porto nuovo di Mazara del Vallo, poco prima delle 10.15, i due pescherecci Antartide e Medinea con a bordo i 18 pescatori provenienti da Bengasi dopo 108 giorni di prigionia. Il suono delle sirene ha accolto le imbarcazioni, mentre era palpabile la grande emozione e un'attesa fortissima sulla banchina da parte dei familiari presenti, con un piccolo comitato di accoglienza.

Presente anche il sindaco Salvatore Quinci con la fascia tricolore. Prima dello sbarco i medici sono saliti a bordo per effettuare i tamponi e, dopo il primo test rapido risultato per tutti negativo, è stato effettuato un secondo tampone, quello molecolare, il cui esito è stato ugualmente negativo. Le due imbarcazioni sono state scortate per tutto il viaggio di rientro durato circa 48 ore, dopo circa 500 miglia di navigazione nel Mediterrano, da nave Margottini della Marina Militare. 

Lunghi abbracci tra madri, mogli, figli, fratelli e sorelle Lunghi abbracci tra madri, mogli, figli, fratelli e sorelle, che hanno accolto definitivamente i marittimi. E non sono mancate la lacrime. Poi, finalmente tutti hanno potuto lasciare il  porto per ritornare nelle proprie abitazioni, dove ora dovranno passare il periodo di quarantena. "Oggi è un giorno di festa. Ogni discussione e ogni recriminazione la lasciamo alle  giornate che verranno. Oggi Mazara si scopre più serena e felice: c'è grande emozione.

Finalmente finisce un incubo", ha detto il sindaco Quinci. Poi, accogliendo i pescatori in banchina rivolto a loro ha aggiunto: "Bentornati, vi abbiamo pensato ogni giorno. Le vostre mogli, fratelli, sorelle, padri e madri hanno fatto cose incredibile. In questi giorni non c'è stata mai stata una sola ora in cui siete stati soli. Voi non lo sapevate, ma è stato così". "Oggi è una giornata di rinascita: avevamo i cuori spenti e hanno ricominciato a battere di nuovo. Questa notte non abbiamo dormito, ma va bene così. È una vittoria di tutte le famiglie". Queste le parole di Anna Amabilino, cognata del pescatore Salvo Bernardo, uno dei 18 marittimi rimasti prigionieri delle milizie del generale libico Haftar. 

Comandante della Medinea: "Siamo stati trattati malissimo" Pietro Marrone, comandante del peschereccio Medinea, ha raccontato: "Siamo stati trattati malissimo. Sono felice di essere qui", mentre un altro dei pescatori ha aggiunto:  "Ci facevano dormire a terra. Cibo scadente. Siamo stati per settimane a piedi nudi. E' stato terribile. Non sapevamo nulla di ciò che accadeva in Italia, ci tenevano all'oscuro di tutto". Onofrio Giacalone ha aggiunto : "Non siamo stati picchiati. E' stata una brutta storia e finalmente mi sento a casa, non vedo l'ora di aprire la porta di casa". 


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