Dazi Trump: il colpo alle esportazioni italiane tra rischi e contraccolpi economici

03 Aprile 2025   10:59  

Le nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti impattano fortemente l'economia italiana, in particolare settori chiave come agroalimentare, farmaceutica e automotive, con previsioni di danni significativi.

Le misure tariffarie annunciate dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno scatenato un’ondata di incertezze globali. A partire dal 2 aprile, le nuove tariffe sui prodotti importati dall'Europa sono entrate ufficialmente in vigore, con un effetto immediato che minaccia di destabilizzare settori strategici in molti Paesi, Italia inclusa. La strategia commerciale adottata da Trump, che ha definito il giorno dell’introduzione delle tariffe come "Liberation Day", fa parte di una serie di azioni pensate per ricalibrare gli equilibri economici mondiali. L'Italia, insieme alla Germania, è uno dei Paesi più vulnerabili a queste politiche.

Nel 2024, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno toccato i 64 miliardi di euro, segnando un incremento significativo rispetto al 2019. Tuttavia, un’analisi dei dati mostra anche un lieve rallentamento rispetto all’anno precedente, con oltre 3.300 aziende italiane fortemente esposte al mercato statunitense. Queste aziende, operanti in settori chiave come la farmaceutica, la meccanica, l’agroalimentare e il made in Italy in generale, rischiano di vedere un forte ridimensionamento delle loro opportunità di export a causa delle nuove tariffe doganali.

I settori più vulnerabili includono quelli della moda, dei veicoli e dei prodotti alimentari. Il Centro Studi Confindustria ha messo in evidenza che l’impatto maggiore potrebbe essere sentito nelle esportazioni di bevande (39% dell'export extra-UE) e autoveicoli (30,7%). L’aumento delle tariffe potrebbe, secondo le previsioni di Svimez, causare una riduzione delle esportazioni tra il 13% e il 16%, con i settori moda e arredamento che, pur subendo un rallentamento, risulterebbero più resilienti.

Per il settore vinicolo, ad esempio, Coldiretti ha stimato che le cantine italiane potrebbero affrontare un incremento dei costi pari a 6 milioni di euro al giorno. Le regioni italiane che più dipendono dagli Stati Uniti, come Liguria, Campania, Molise e Basilicata, si troveranno a dover affrontare le sfide più difficili. Tuttavia, quelle più forti, come Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, rischiano ugualmente di subire perdite considerevoli, anche se il loro grado di diversificazione potrebbe attenuare gli effetti.

L’impatto economico complessivo delle nuove misure è stimato intorno ai 7 miliardi di euro. Se il dazio dovesse salire al 10%, le stime parlano di una riduzione del PIL italiano dello 0,1%, con 27.000 posti di lavoro a rischio. Ma l'effetto più devastante si avrebbe con l'introduzione di dazi più elevati, fino al 20%, che potrebbe far crollare le esportazioni italiane di oltre il 4%.

Oltre alle ripercussioni economiche, l’introduzione delle nuove tariffe sta già provocando turbolenze sui mercati finanziari. Le borse europee hanno visto un significativo calo, con l'Eurostoxx50 in diminuzione del 1,97%. A Piazza Affari, il settore automobilistico è sotto osservazione, con le azioni di Stellantis, Ferrari, Brembo e altre compagnie in pericolo a causa delle incertezze sui dazi. Anche l'azienda Campari è monitorata per le possibili ripercussioni sulle vendite di alcolici negli Stati Uniti.

In questo contesto, la guerra commerciale globale, alimentata dalla politica protezionistica di Trump, potrebbe spingere molte economie, inclusi gli Stati Uniti, verso una recessione. Gli analisti temono che l'aumento dei costi delle materie prime e il rallentamento dei flussi commerciali potrebbero creare una spirale inflazionistica, che risulterebbe dannosa non solo per i singoli Paesi ma per l’economia globale nel suo complesso.


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