Crisi Governo, domani Draghi alle Camere per il voto di fiducia

19 Luglio 2022   09:20  

Le comunicazioni del presidente del Consiglio ed il successivo dibattitto sulla fiducia con il voto partiranno da Palazzo Madama.

E' questo il frutto dell'accordo tra i presidenti del Senato Elisabetta Casellati e della camera Roberto Fico. 

All'interno del M5s la resa dei conti è infinita, coi vertici del gruppo alla Camera in rivolta e il rischio scissione alle porte.

Giuseppe Conte non lo nasconde e lancia un ultimatum: "Se qualcuno ritiene di non poter condividere un percorso così partecipato e condiviso - dice - faccia la propria scelta in piena libertà, in maniera chiara, subito e senza ambiguità". I tempi sono stretti: "C'è una notte per pensarci - dice Conte ai vertici del gruppo alla Camera - decisioni che vanno in direzione di una diversa prospettiva siano dichiarate per tempo, per correttezza verso tutti". Il presidente del M5s, intanto, aspetta segnali da Palazzo Chigi sulle nove richieste del Movimento per il programma di governo: "Adesso la decisione non spetta a noi, ma a Draghi", dice chiudendo l'incontro coi parlamentari. Per il leader, il premier dovrà valutare le condizioni e decidere il perimetro del dialogo: c'è tempo fino a mercoledì, quando si voterà la fiducia al governo. "L'atteggiamento di responsabilità - dice Conte - ci impone di chiedere al presidente Draghi che le priorità da noi indicate vengano poste nell'agenda di governo". Intanto, però, il presidente del M5s teme l'accerchiamento: chi gli sta vicino legge le mosse degli altri partiti, sia di centrosinistra sia di centrodestra, come un disegno per relegarlo ai margini. 

L'assemblea dei gruppi parlamentari del M5s è stata una maratona via zoom, una gara di resistenza di tre giorni quasi di fila. Il pallottoliere ha contato una ventina di interventi di chi vuol confermare l'appoggio a Draghi. Se ne è fatto portavoce un esponente di spicco del M5s, il capogruppo a Montecitorio Davide Crippa: "Non si capisce perché non dovremmo votare la fiducia". La posizione dei contiani l'ha invece riassunta la deputata Vittoria Baldino: le dimissioni di Draghi sono state un reazione "scomposta", che va letta come "un invito alla porta".

Nel marasma di dichiarazioni e manovre, si inseguono voci e sintomi. Le prime riguardano una raccolta di firme in corso su un documento dei "governisti" pronti a lasciare il M5s: i numeri ballano, c'è chi moltiplica per due il dato di quella ventina che ha parlato chiaramente a favore di Draghi. Ma la conta definitiva non c'è, anche perché, per ora, Conte non ha detto una parola definitiva sulla posizione che il M5s terrà al momento della fiducia. 

'Noi chiediamo stabilità per il paese, stabilità che non si può avere con il M5s al governo. La soluzione è o un governo Draghi senza 5s o si va a votare", ha detto il coordinatore di FI Antonio Tajani a margine dell'incontro con Silvio Berlusconi.
"Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani". Così su Facebook la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

"Basta con l'indegno teatrino di 5Stelle e PD che, come spiegato giovedì dal Presidente Mario Draghi, ha fatto venir meno 'il patto di fiducia' su cui era nato questo governo. Il Parlamento è ormai completamente delegittimato: basarsi su transfughi e maggioranze ballerine non garantisce stabilità ed è in contrasto con quanto desiderato esplicitamente dal premier che non vuole cambiare in corsa le forze che lo sostengono. A questo punto, diamo agli italiani la possibilità di scegliere un nuovo Parlamento che finalmente, e per cinque anni, si occupi di lavoro, sicurezza e salute degli Italiani, altro che droga libera, Ius Soli o Ddl Zan". Così il vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana.

"Siamo alla farsa. Ora Pd e M5s chiedono a Draghi di comunicare prima alla Camera e poi al Senato solamente perché Conte è più debole alla Camera. Giochini vergognosi che vanno contro la prassi che vuole che le comunicazioni del Presidente del Consiglio siano fatte nella camera di prima fiducia o dove si è generata la crisi. In entrambi i casi, quindi, al Senato. Gli italiani meritano rispetto, serietà e certezze". Così i capigruppo di Camera e Senato della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.


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