sezioni
In terapia intensiva per la terza notte di degenza, Zanardi è ricoverato al policlinico di Siena con traumi al cranio e al volto riportati in seguito all'impatto contro un tir lungo la strada provinciale 146 nel comune di Pienza.
L'ex pilota di Formula 1 è tenuto in coma farmacologico e l'équipe multidisciplinare - che lo cura - ha rinviato la possibilità di sospendere la sedazione per verificare il quadro neurologico. "Il paziente - si legge nel bollettino - è sedato, intubato e ventilato meccanicamente e la prognosi è riservata. L'équipe valuterà nei prossimi giorni eventuali azioni diagnostico-terapeutiche da intraprendere".
E mentre continuano nuovi interrogatori atti a ricostruire nei dettagli la dinamica dell'incidente e le modalità di svolgimento di 'Obiettivo Tricolore', la staffetta di ciclisti paralimpici promossa dal progetto 'Obiettivo 3', fondato dallo stesso pilota di Formula 1, l'attenzione della Procura che coordina le indagini si è concentrata sugli eventuali permessi richiesti per lo svolgimento della staffetta. Gli aspetti logistici sono stati già al centro degli interrogatori precedenti. Le persone che sono state già ascoltate e quelle sentite in queste ore non risultano indagate: sono testimoni informati dei fatti.
Al momento l'unico indagato ("un atto dovuto", ha precisato la Procura) è l'autotrasportatore, di 44 anni, residente a Castelnuovo Berardenga.
Lo sfogo del direttore sportivo "Tu pensa il fato. Alex quella tappa non doveva neanche correrla, non era in programma. Ma si è lasciato coinvolgere dall'entusiasmo dei ragazzi. Ora, se esiste un Dio, che compia un altro miracolo per favore e lo aiuti subito", afferma in un'intervista a 'La Repubblica', Piero Dainese, direttore sportivo di 'Obiettivo3', la squadra di Zanardi.
Riguardo alle accuse rivolte all'organizzazione, Dainese afferma: "Per chi ci accusa, chi parla di gara, comunicazioni a sindaci, scorte o permessi mancanti, vorrei dire che non ha alcun senso metterci alla gogna: la nostra era solo una biciclettata da bar fra amici. Non c'era bisogno della scorta. Sappiamo perfettamente cosa vuol dire organizzare una gara. Alex è il primo a rispettare le regole".
Secondo Dainese, Alex quella tappa non doveva correrla: "No, non era in programma, non quel pezzo di strada. Ma era lì e si è lasciato coinvolgere dall'entusiasmo dei nostri atleti e così ha deciso di esserci per onorare il messaggio che volevamo mandare con la staffetta". Sulla tappa "non avevamo il dovere di avvertire nessuno, era solo una passeggiata in bicicletta fra amici. Avevamo due soli regolamenti da rispettare, quello stradale e quello del Covid.
Dunque per favore non parlate di scorte o permessi mancanti. Organizzo gare paralimpiche, so cosa vuol dire fare un circuito, avere permessi, ambulanza, sicurezza, giudici di gara. Questa cosa era l'opposto, solo una scampagnata. Ma essendoci di mezzo un campione famoso come Alex ed essendo accaduta questa tragedia, ora partono accuse, magistratura, clamore. E questo ci fa male".
Il bollettino medico: "Condizioni stabili, resta grave il quadro neurologico"