Aborto farmacologico Ru486, l'Abruzzo spinge per l'uso solo in ospedale

Le linee guida di Speranza dividono ancora le Regioni

11 Febbraio 2021   10:49  

L'aborto farmacologico torna a dividere le Regioni. Contrariamente alle linee guida emanate lo scorso agosto dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che annullavano l'obbligo di ricovero per tre giorni, l'Abruzzo  ha inviato alle sue Asl una circolare in cui si raccomanda che l'interruzione farmacologica di gravidanza si faccia preferibilmente in ambito ospedaliero e non presso i consultori familiari.

Un provvedimento, come ha spiegato l'assessore alla sanità Nicoletta Verì, che "si è reso necessario alla luce delle modifiche dello scorso agosto".

 Nelle indicazioni terapeutiche dei prodotti utilizzati "è previsto che le donne debbano poter disporre nella stessa sede di strutture mediche adeguate, così da poter far fronte ad eventuali effetti collaterali. Condizione - spiega - che spesso non si verifica nelle nostre sedi consultoriali, dove non sempre è presente una figura medica e non c'è una perfetta integrazione con le sedi dipartimentali. Vale a dire che le indicazioni ministeriali potrebbero non essere rispettate".

Ma l'Abruzzo non è l'unica regione ad andare controcorrente rispetto alle indicazioni ministeriali. In questi mesi infatti ci sono stati il Piemonte, che ha stabilito a ottobre scorso che l'aborto farmacologico si potra' fare solo in ospedale, ma spettera' al medico, con la direzione sanitaria, valutare a seconda dei casi fra day hospital e ricovero di tre giorni. In Umbria la governatrice Donatella Tesei l'anno scorso aveva annullato la delibera della precedente amministrazione che permetteva il day hospital. Una decisione che aveva spinto il ministro Speranza a chiedere un parere al Consiglio Superiore di Sanita', che aveva quindi rimosso il vincolo. La giunta umbra ha quindi eliminato l'obbligo di ricovero ordinario in ospedale, mantenendolo però come possibilita' per la donna che puo' decidere anche di seguire il percorso in day hospital. Anche il consiglio regionale delle Marche si è espresso per non la somministrazione della Ru486 nei consultori ma solo negli ospedali, non ritenendo vincolanti le linee guida ministeriali.

Sul fronte opposto invece ci sono per ora Toscana e Lazio. Lo scorso giugno la giunta di Enrico Rossi aveva approvato la delibera che consentiva l'utilizzo della pillola Ru486 in strutture territoriali pubbliche e collegate agli ospedali, ambulatori specializzati e autorizzati a farlo. Il Lazio ha recepito le linee guida ministeriali consentendo l'aborto farmacologico negli ambulatori e nei consultori. E proprio al Lazio dovrebbe ispirarsi l'Abruzzo, secondo Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni: "Perchè non attiva un tavolo permanente per recepire le indicazioni del ministero e affrontare le eventuali criticità, così come fatto nel Lazio? Le indicazioni ministeriali vanno osservate. Se ci sono delle criticità vanno affrontate". 


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