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Scoperti abusi sessuali su una tredicenne nell'agrigentino. Sei le persone finite in manette, tra cui la madre della giovane vittima. Sono tutti sospettati di aver abusato ripetutamente della ragazzina. In carcere sono finiti cinque uomini tra i 18 e i 68 anni, nell’area tra Menfi e Gibellina, oltre alla madre. Alle prime luci dell’alba, a conclusione di una complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, i carabinieri della compagnia di Sciacca (Agrigento) hanno eseguito le sei ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Palermo, nei confronti di cinque uomini e una donna, tra Menfi e Gibellina. Le accuse sono: induzione alla prostituzione minorile, sfruttamento e favoreggiamento della stessa, nonché violenza sessuale ed atti sessuali con minorenne, aggravati (poiché consumati ai danni di una vittima infra quattordicenne).
I carabinieri sono inoltre riusciti a risalire all'identità dei quattro clienti che, in cambio di somme che andavano dai 30 ai 200 euro per prestazione, avevano abusato della ragazzina, direttamente presso case di campagna di loro proprietà od addirittura presso un ovile. I quattro uomini si identificano in Viorel Frisan, 37enne di Gibellina, Calogero Friscia, 25enne di Menfi, Vito Sanzone, 43 enne di Menfi e Vito Campo, 69enne di Menfi.
Nello specifico, quello che gli investigatori hanno appurato, grazie anche alla preziosa collaborazione della minore durante le audizioni protette, avvenute in presenza sia di alcuni militari specializzati per reati in materia di violenza di genere, sia di psicologi incaricati, è la seguente dinamica dei fatti: la madre, di nazionalità romena, assieme all'uomo, si preoccupavano di gestire materialmente l'attività di meretricio accordandosi con i clienti, accompagnando la ragazzina sul luogo prestabilito per l'incontro ed intascando in cambio la somma di denaro stabilita. Tutto questo sotto le costanti e reiterate minacce rivolte dai due nei confronti della giovane.
Durante le audizioni, la minore ha descritto con precisione il luogo degli incontri, le persone e gli oggetti di arredo presenti nei locali utilizzati per le violenze. Grazie a questo ed ai dettagliati sopralluoghi effettuati unitamente agli specialisti del R.I.S. di Messina, i carabinieri hanno così potuto raccogliere preziosi reperti, contenenti materiale biologico sia della vittima sia di alcuni dei suoi aguzzini. I match positivi forniti dai laboratori scientifici dell'Arma hanno infine confermato pienamente il quadro probatorio.