"#HotelRigopiano Edificato Sui Detriti": Dubbi Sulla Costruzione Del Resort In Base A Vecchie Mappe

Il bilancio attuale è di 11 sopravvissuti, 6 morti e 23 dispersi

23 Gennaio 2017   13:15  

Non si fermano le ricerche nell'area dove fino a mercoledì scorso sorgeva l'hotel Rigopiano: a cinque giorni dalla valanga che lo ha travolto si spera ancora di trovare in vita qualcuno in qualche 'sacca d'aria' tra neve, detriti e strutture dell'albergo.

Il bilancio provvisorio del disastro e' di 11 sopravvissuti, 6 morti - l'ultimo individuato ieri - e 23 dispersi.

compie oggi 33 anni Alessandro Riccetti di Terni, uno dei disperso: all'hotel Rigopiano lavorava come receptionist. Di lui, che al momento non è né nella lista delle persone salvate né in quella delle vittime identificate, non si hanno più notizie da mercoledì, quando ha avuto gli ultimi contatti con la madre.

"La preghiera è l'unica cosa da fare. Vi abbraccio" scrive oggi su Facebook Antonella Maria, la madre di Alessandro, a chi in queste ore le esprime la propria vicinanza.

E intanto da alcuni documenti, evidenziati dal Forum H2O Abruzzo, risulta che l'hotel Rigopiano è stato costruito sopra colate e accumuli di detriti preesistenti compresi quelli da valanghe.

Lo testimonia la mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991, ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale.

In pratica il resort, in base a questa documentazione, è sorto su resti di passati 'eventi di distacco' provenienti dal canalone sovrastante la montagna.

Secondo quanto documenta il Forum H2O, la mappa evidenzia nel sito 'conoidi di deiezione', ossia "un'area rialzata formata proprio dai detriti che arrivano dal canalone a monte dell'albergo. Insomma, come stare proprio lungo la canna di un fucile che poi è stato caricato ed ha sparato".

La mappa regionale, del Piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico del 2007 che conferma quella del 1991, è la 350 Ovest rintracciabile sul sito della Regione.

Si vedono tre segni grafici verdi a forma di cono che convergono verso l'area dell'albergo, e rappresentano il movimento di flussi di materiale che nel tempo si è accumulato alla base del canalone. Già dagli anni 50 si ha memoria di una struttura di rifugio, ma l'hotel è costruito negli anni '70, ed ingrandito dopo il 2000.

"Il fatto che ci fosse prima una struttura più piccola non vuol dire granché - spiega Augusto De Sanctis, del Forum - perché i tempi di ritorno di questi fenomeni estremi possono essere più lunghi di qualche decina di anni. Un po' come avviene per le piene dei fiumi, ci sono gli eventi che mediamente avvengono ogni 50 anni, quelli più importanti che avvengono ogni 100 anni e poi quelli estremi che possono avvenire ogni 500 anni e che raggiungono aree inusitate.

Le carte del rischio tengono appunto conto di questa periodicità perimetrando aree sempre più vaste al crescere del tempo di ritorno. I geologi identificano le aree di rischio non solo attraverso gli eventi già noti, riportati nel catasto di frane e valanghe, ma anche e soprattutto su alcune caratteristiche specifiche del terreno a cui ricollegano il tipo di eventi che può verificarsi. E lì questi segnali dovevano essere evidentissimi, come spiegano queste mappe ufficiali".

L'esistenza di una mappa conoscitiva però, ad avviso di De Sanctis, non si è tradotta "per omissione della Regione in una mappa del rischio valanghe che era prevista dalla legge 47/92, cioè 25 anni fa. La legge prevede per le aree a rischio accertate o potenziali, l'inedificabilità o per strutture esistenti il divieto di uso invernale. Non è stato fatto un Piano valanghe, ma comunque - continua l'esponente del Forum - nel percorso di ristrutturazione dell'hotel si doveva evidenziare il contesto di rischio e agire di conseguenza, come prevede il Decreto 11/03/1988 dal titolo evocativo 'Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione. Istruzioni per l'applicazione'".

Le operazioni di soccorso con decine di uomini sono proseguite anche la scorsa notte, nonostante la pioggia che anche stamani continua a cadere sulla zona. "Chi lavora in quelle condizioni - ha sottolineato il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio - lavora come se ci fossero da recuperare persone vive.

La speranza c'è sempre, perché quegli eventi possono aver dato luogo a situazioni molto particolari". La pressione esercitata dalla slavina che si è abbattuta sull'hotel, ha calcolato Meteomont, ha pesato 120.000 tonnellate: come "4.000 tir a pieno carico".

"E' stata una bomba, mi sono ritrovato i pilastri addosso. Ero seduto sul divano e i pilastri sono scivolati in avanti tagliandolo in due. Ci siamo salvati per questo".

Così Vincenzo Forti, uno dei superstiti, ha raccontato all'amico Luigi Valiante i drammatici momenti dopo la valanga che ha travolto la struttura. Forti è stato estratto dai soccorritori insieme alla fidanzata Giorgia Galassi.

Due i fronti dell'enorme valanga - che ha sprigionato una forza pari a quattromila tir a pieno carico che piombano tutti insieme su un edificio - sui quali si sta lavorando: da un lato i vigili del fuoco avanzano dentro l'albergo sul percorso che ha permesso di trovare nove superstiti, con la difficoltà di aprire varchi attraverso muri molto spessi e cercare di raggiungere le altre stanze dell'hotel; intanto si lavora sul muro di neve all'esterno per aprire altri varchi sul lato opposto della struttura, nel tentativo di raggiungere e ispezionare più rapidamente i locali travolti dalla valanga.

"Siamo lavorando - ha spiegato Paolo Molinari, del Dipartimento della Protezione Civile - per realizzare delle trincee e consentire così di intervenire anche dai lati della valanga. Per garantire la sicurezza dei soccorritori, inoltre, sono stati piazzati strumenti per monitorare l'eventuale attivazione di nuove valanghe sul versante sovrastante l'hotel. Si tratta di un radar di origine svizzera collegato a due sirene: una simulazione al computer ha calcolato dislivello, pendenza e tipo di neve elaborando un modello secondo il quale il sistema darebbe un preavviso di 50-55 secondi prima della valanga.

I SOPRAVVISSUTI

Gli ultimi quattro sopravvissuti, Francesca BronziGiorgia Galassi, Vincenzo Forti e Giampaolo Matrone, sono stati estratti: ora sono 11 in totale gli scampati alla valanga.

LE VITTIME

Poi l'hotel Rigopiano ha restituito solo morti: all'alba i vigili del fuoco hanno tirato fuori il corpo di una donna e un paio d'ore dopo ne hanno recuperata un'altra. Una è Nadia Acconciamessa, la madre del piccolo Edoardo. 

L'altra, identificata in serata, è Barbara Nobilio, 51 anni, di Loreto Apritino (Pescara), in vacanza con il marito, tuttora disperso.

Erano anche loro al piano terra, in alcune stanze a meno di una decina di metri da dove sono stati salvati EdoardoLudovica e Samuel. Il tempo di caricare i loro corpi sull'elicottero e dall'ammasso di macerie e neve è uscito il corpo di un uomo: Sebastiano Di Carlo, 49 anni, il papà di Edoardo, orfano dunque di entrambi i genitori

L'ultimo ad aggiungersi all'elenco è stato Faye Dame, immigrato senegalese, di circa 30 anni, regolarmente assunto all'hotel Rigopiano. L'immigrato era nella struttura al momento della tragedia.

ESEGUITE LE PRIME AUTOPSIE

Ora sono sei le vittime accertate, ma tutti sanno che è un numero parecchio a ribasso, considerando che mancano all'appello ancora 23 persone, quelle che il burocratese chiama "dispersi segnalati", vale a dire coloro che erano nella lista ufficiale degli ospiti, i dipendenti e persone che non soggiornavano in hotel ma la cui presenza è stata segnalata da amici o parenti.


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Rigopiano, i soccorsi
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